Vizio e virtù, ovvero del senso della misura

Nelle religioni, e specialmente in quelle monoteiste, c’è sempre un insieme di regole e di principi morali che danno al credente delle linee guida per comportarsi e per gestire la propria vita spirituale e sociale. La religione, del resto, non ha solo una funzione spirituale, ma, nelle civiltà organizzate del principio, ha anche una funzione educativa, necessaria a dare un ordine alla società. In un tempo in cui non c’erano mezzi materiali efficienti per mantenere l’ordine morale e imporre una legge, la religione diveniva uno strumento forte nelle mani di chi governava. Se infatti la legge stessa è ritenuta di origine divina, sarà rispettata più che se fosse semplicemente una decisione umana.

L’uso della religione per legiferare è però rischioso. Se il governante è onesto e illuminato, lo Spirito lo guiderà verso le migliori scelte, ma se è disonesto e interessato solo al proprio potere e al proprio tornaconto, la religione diverrà strumento di oppressione. La storia ce ne ha dato diversi esempi. Pensiamo all’inquisizione e alle migliaia di persone morte sul rogo. E l’attualità purtroppo continua a darcene. Basti pensare cosa sta avvenendo, in questi mesi, sull’altra sponda del Mediterraneo.

La morale è dunque strumento di controllo e di guida delle masse, ma è anche una guida per chi voglia ascendere verso il Divino. I principi morali indicano una strada, una via. Pongono dei paletti entro i quali percorrere la strada: aiutano l’uomo a distinguere ciò che è bene e ciò che è male. E il male diviene empietà e “peccato”.

Vediamo le basi del sistema morale che più influenza la nostra società: quello cattolico.

Per il cattolicesimo esistono sette fondamentali peccati, detti vizi capitali, da cui il credente deve guardarsi:

  • accidia
  • avarizia
  • ira
  • lussuria
  • gola
  • superbia
  • invidia

Da questi sette derivano i mali del mondo. Se però per il cattolico la cosa non crea problemi, per il Libero Muratore il concetto stesso di “peccato” è difficile da comprendere e da accettare. L’universalità massonica impedisce al Massone di vivere come assoluti dei valori morali. L’etica della Libera Muratoria è fatta di principi universali, il primo dei quali è la tolleranza. E quest’ultima è in contrasto con l’assolutismo morale di chi pratica la religione in modo rigido. Un Massone sa che ogni sistema filosofico-spirituale umano è solo un vestito per il Logos che discende dal Grande Architetto dell’Universo. Ne segue una considerazione semplicissima: nessuna religione può essere ritenuta la Verità (con la “V” maiuscola) e, di conseguenza, nessuno può pretendere di imporre la propria religione o visione del mondo agli altri. Questo principio, più evoluto di quello totalitario e assolutistico delle religioni antiche, è la base delle moderne civiltà democratiche. Le sette fanatiche (cristiane, islamiche o di qualunque altra religione), che oggi ancora cercano di imporre il loro oscurantismo, sono l’ultimo rantolo di una visione antica, superata, che ancora non si arrende all’evidenza. Dobbiamo comunque stare attenti al loro proliferare poiché, soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, possono far presa sulla coscienza di persone deboli e sofferenti e far regredire la società.

Torniamo al peccato. Può un Massone ritenere valido il sistema morale cattolico? La risposta è sì. Come deve interpretare dunque i sette vizi capitali un Libero Muratore? Semplicemente come indicazioni e non come principi assoluti. Il Massone ha come suoi strumenti i simboli del percorso libero-muratorio e deve usarli anche in questo caso. Il discorso potrebbe essere lungo, ma qui basterà dare uno sguardo all’Ara e alle tre Grandi Luci: il Libro Sacro, la Squadra e il Compasso.

Il Libro Sacro rappresenta il Logos. La Massoneria di stampo inglese e gran parte delle Obbedienze di stampo francese usano la Bibbia come testo sacro, aprendolo durante i Lavori alla prima pagina del Vangelo di San Giovanni o in altri punti, a seconda del grado, come abbiamo visto nell’articolo riguardo il Libro Sacro in Loggia. Quale modo migliore potremmo trovare per indicare proprio il Logos, l’emanazione che proviene dal Divino? I primi versi del Vangelo Di San Giovanni infatti recitano:

In principio era il Verbo

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio[1].

Personalmente ritengo che la Bibbia dovrebbe essere usata come Libro Sacro in tutte le Logge. Alcune Logge e Obbedienze infatti usano altri testi come, per esempio, il Corano, nei paesi a maggioranza islamica. Altre usano un libro dalle pagine completamente bianche: ogni Massone, a detta loro, può vederci il libro che preferisce. In realtà un Massone degno di tale titolo dovrebbe comprendere che la Bibbia, nel Tempio, non rappresenta se stessa, non è, cioè, la Sacra Scrittura della religione cristiana, ma il Libro per antonomasia, l’incarnazione del Logos universale ed eterno che accomuna tutte le creature. Il Massone deve vedere nel Libro Sacro il simbolo della volontà divina, del Principio Primo, o, per dirla con Dante, di quell’”amor che move il sole e l’altre stelle[2]”.

Durante i Lavori di Loggia, sopra il Libro, si pongono la Squadra e il Compasso. Questi due simboli hanno una cosa in comune: sono entrambi strumenti di misura. Per poter progredire, la Parola deve essere compresa e vissuta con il senso della misura, che è il più grande strumento del Massone. I sette vizi devono essere interpretati alla luce dalla misura, devono essere misurati e soppesati per comprenderne il significato profondo e per renderli utili alla crescita e al perfezionamento dell’individuo. Del resto solo in questo modo si riesce a dare un senso ai sette vizi. Lussuria e gola in particolare sono comprensibili in quest’ottica. Sia il cibo che la sessualità sono, infatti, cose necessarie: senza cibo un uomo non vive e senza sessualità non ci sarebbe riproduzione e l’umanità si estinguerebbe nel giro di pochi decenni.

Come è possibile, dunque, che queste due cose siano poste, addirittura, tra i peggiori mali? La rinuncia totale a queste cose è impossibile o, nel caso della sessualità, possibile solo per pochi individui. Visti però nell’ottica della misura, questi due vizi (e allo stesso modo gli altri) divengono spiegabili e, anzi, piuttosto ragionevoli.

Mangiare è quanto di più necessario esista. Senza nutrirsi l’uomo non potrebbe vivere. Non solo. Al cibo si legano anche molte emozioni, date dal gusto, dal profumo e, perché no, anche dal lato visivo ed estetico. Un piatto ben fatto e preparato soddisfa lo sguardo ancor prima che lo stomaco. Se però il soddisfacimento dell’appetito diviene lo scopo della vita di una persona, la gola diviene vizio e tiene la persona stessa attaccata alla materialità e lontana dallo spirito. Allo stesso modo la sessualità è necessaria e piacevole e può perfino essere utile alla spiritualità della persona. Alcune vie prevedono l’uso del sesso in ritualità di vario tipo. C’è però il rischio forte di perdersi nell’edonismo e, appunto, nella lussuria. Si rischia, cioè, di divenire schiavi della propria sessualità.

Tra i vizi, del resto, ce n’è uno che riassume proprio questo concetto: l’avidità. Essere avidi di beni materiali, di piacere sessuale, di cibo, porta alla schiavitù della materia impedendo alla persona di ascendere.

Ma i vizi possono dirci di più. L’accidia ci indica il dovere del lavoro su di sé. L’accidioso infatti non agisce per malavoglia e, nel migliore dei casi, rimane fermo alla situazione in cui si trova. Nel peggiore, invece, sprofonda lentamente e pigramente nelle braccia del vizio. Ciò nonostante, il lavoro non può essere continuo. I rituali massonici parlano di ricreazione, che serve per ritemprare le forze e per sedimentare e rielaborare quanto appreso.

Anche l’ira non è negativa in sé. Il Massone non può non arrabbiarsi davanti all’ingiustizia e alla violenza. Ma se l’ira diventa eccessiva genera essa stessa violenza e annebbiamento delle facoltà razionali e spirituali. Non c’è peggior nemico dell’ira per un sano ragionamento e una visione chiara della situazione.

Infine, la superbia non permette il progresso. Come può progredire colui che si sente già arrivato e superiore agli altri? Un superbo non sente la necessità di migliorarsi e di progredire e quindi non lavorerà su di sé. Una certa dose di autostima, però, non è negativa. Anzi, sicuramente per un Massone può essere uno strumento utile.

In sostanza, solo lasciandosi andare all’eccesso e facendosi dominare dalle passioni si sprofonda nel peccato e nel vizio. Ciò che distingue un utile strumento o un innocuo piacere da un pericoloso vizio è dunque la misura, l’intensità con cui lo si pratica e lo si vive.

Del resto anche un celeberrimo medico e alchimista del passato, Paracelso, diceva che è la quantità a fare il veleno. Qualunque sostanza, perfino l’acqua, può essere sia curativa e benefica che velenosa e letale, a seconda della dose che della sostanza stessa si assume. E poiché, come Ermete Trismegisto ci insegna, ciò che è vero per la materia è vero per lo spirito (pur con diverse modalità), anche nella gestione delle passioni e dei principi morali si può applicare lo stesso identico principio che Paracelso indicava per i medicamenti.

Quel che vale per il vizio, vale anche per la virtù. Ai sette vizi capitali si contrappongono, nella teologia cattolica, sette virtù, divise in due gruppi. Le quattro virtù cardinali, o virtù umane principali, sono comuni a tutti gli uomini e tutti sono dunque tenuti a praticarle, indipendentemente dal loro credo e dalla loro religione. Queste virtù sono:

  • prudenza
  • giustizia
  • fortezza
  • temperanza.

Le altre tre, dette virtù teologali, sono invece tipiche del cristiano e legate strettamente alla religione. Esse sono:

  • fede
  • speranza
  • carità.

Leggendo questo elenco di virtù si potrebbe pensare che non ci sia nulla di negativo. Come può, ad esempio, la giustizia essere negativa? Eppure, anche qui il male si nasconde.

Perfino la morale, per dirla alla cattolica, può divenire strumento del demonio se se ne applicano i principi senza amore e senza umanità. Se si diviene fanatici e rigidamente dogmatici, se si dimentica il principio fondamentale del perdono (alla base della predicazione cristiana) e dell’amore per il prossimo la giustizia diventa violenta. Senza questi principi umani, la tentazione di ergersi a giudice e a baluardo del bene diviene forte e forse irresistibile e le persone si sentono autorizzate a puntare il dito e a condannare. Proprio questo atteggiamento è alla base delle molte violenze del fanatismo religioso. L’assolutismo trasforma la virtù in vizio. La prudenza diviene staticità e incapacità di agire. Diviene, insomma, accidia. La giustizia diviene violenza punitiva e intransigenza, cose tipiche dell’ira. La fortezza diventa superbia e genera prepotenza e prevaricazione. La temperanza diviene qualunquismo e incapacità di giudizio.

Anche qui, la misura fa la differenza. A tal proposito ricordo i significati della lama numero VIII dei Tarocchi: la Giustizia. Come in generale tutte le carte dei Tarocchi, essa ha un doppio valore e se diritta significa giustizia positiva e risoluzione delle diatribe, rovesciata significa rigidità di giudizio, condanna e prepotenza. Anche qui dunque si ritrova il senso della misura, adombrato dalle sfumature di significato delle lame dei Tarocchi. Del resto la Giustizia impugna una bilancia la quale, come squadra e compasso, è uno strumento di misura. La misura del giudizio trasforma la giustizia nel suo opposto, il bene in male, la luce in oscurità.

Concludendo, il percorso massonico dà all’individuo gli strumenti per comprendere e agire. Ogni Fratello può seguire la religione che più gli aggrada, ma deve farlo in modo consapevole e soprattutto con il giusto senso del limite e della misura. In questo modo egli agirà nel solco della Luce che ha ricevuto con l’Iniziazione e lascerà, inoltre, quegli spazi di dubbio e di variabilità che permettono la reciprocità necessaria alla Fratellanza massonica. Il discorso che qui ho fatto prendendo a riferimento i valori morali del cattolicesimo, può essere parimenti fatto su qualunque sistema morale, religioso o meno. Spesso infatti alcuni sistemi di valori di matrice politica o filosofica vengono vissuti da chi li condivide come fossero assoluti e indubitabili, come se fossero rivelazione divina. E questo è il tipico esempio di mancanza di senso della misura.

Enrico Proserpio

 

 

[1] Giovanni, capitolo 1, versetto 1, Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 2002.

[2] Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII, verso 145.


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Commenti

2 risposte a “Vizio e virtù, ovvero del senso della misura”

  1. Avatar Name (required)Aldo
    Name (required)Aldo

    Il massone può seguire la religione che vuole. Il MAssone rettificato deve seguire la religione cristiana come Willermoz scrive della sua Costituzione che va letta alla fine di ogni ricevimento.
    Poi non sono d’accordo su parecchie cose , ma la cosa diventa lunga.

    1. Avatar Enrico
      Enrico

      L’articolo non parla dello Scozzese Rettificato, ma della Massoneria in generale. La Rispettabile Loggia Sirio è di Rito Egizio.

Rispondi a Name (required)Aldo Annulla risposta

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