Riti e cerimonie nel Lavoro massonico

La Massoneria è un Ordine iniziatico e, come tale, lavora attraverso Riti per ottenere il suo scopo: il perfezionamento umano. È però necessario chiarire cosa sia un Rito e cosa in realtà lo distingua da una banale cerimonia. Simile distinzione è importantissima e la mancata conoscenza di ciò porta a gravi rischi per il Massone e la Massoneria.

Una cerimonia è un insieme di azioni più o meno pompose, codificate, creato allo scopo di “celebrare” un evento qualunque con modalità emotivamente forti e socialmente significative. La cerimonia è cosa prettamente profana, priva di qualsiasi senso iniziatico e di qualsiasi potenza spirituale. Essa agisce, al massimo, sul lato emotivo delle persone, predisponendole a un determinato stato d’animo, cosa che ha molto a che fare con la psicologia umana, ma che poco ha da spartire con la spiritualità e con l’Iniziazione.

Un Rito, invece, è un insieme di simboli di varia natura (immagini, gesti, parole) che come tali rivestono ben altra funzione. Un simbolo è infatti solo la forma apparente che una potenza spirituale assume per manifestarsi e agire. Il Rito, quindi, è attivo, funzionale e non si cura di atteggiamenti psicologici né di effetti emotivi. Il Rituale è solitamente semplice e immediato, non abbisogna di complesse azioni esteticamente curate, ma agisce per sua natura, per quella Potenza che ha insita in sé. Il Rito non ha nulla di psicologico. Esso è efficace se fatto nel giusto modo da qualcuno che abbia, per trasmissione iniziatica, ottenuto autorizzazione a farlo. Tutto ciò che si sente dire riguardo l’importanza dell’intenzione che si mette nell’eseguire il Rito, o la possibilità di autoiniziarsi per praticare Rituali di qualunque tipo, è solo e unicamente l’effetto del profanizzarsi di molte organizzazioni iniziatiche e della società nel suo complesso.

La Massoneria utilizza sia Riti che cerimonie all’interno del proprio modo di operare. Il Rituale che si applica nelle Tornate è un insieme delle due cose, opportunamente miscelate per ottenere gli scopi voluti.

Il Rituale di Iniziazione al primo grado, per esempio, è formato dal Rito vero e proprio, che consiste nel momento in cui il Maestro Venerabile batte i tre colpi di maglietto sulla Spada Fiammeggiate appoggiata sulla testa dell’iniziando pronunciando la formula di rito, e dalla cerimonia, fatta invece di gesti “teatrali”, suggestioni emotive e dissertazioni didascaliche. La parte cerimoniale non è inutile. Essa pone l’iniziando in uno stato emotivo utile al ricevimento dell’Iniziazione vera e propria e contiene dei significati, che vengono spiegati durante la cerimonia stessa, etici e “filosofici” che introducono l’iniziando alla conoscenza basilare della Massoneria, essendo essi la forma esteriore del significato profondo e inesprimibile dell’Iniziazione. Va detto, inoltre, che la forte emotività della cerimonia ha almeno due funzioni.

In prima istanza va considerato che il profano che si accinge a divenire Massone viene da un mondo che non conosce lo Spirito. È quindi utile, al fine di facilitare il passaggio dalla profanità all’Iniziazione, condurre l’iniziando in un viaggio che partendo dal Corpo, dalla materialità, lo conduca allo Spirito passando attraverso quelle Potenze tipiche del mondo intermedio dell’Anima. Per tal ragione, man mano che la cerimonia prosegue, i gesti dei Fratelli presenti divengono più “dolci” nei confronti dell’iniziando, riducendo la carica emotiva. Basti pensare ai tre viaggi simbolici. In essi gli ostacoli e i rumori diminuiscono progressivamente, per divenire infine una musica soave, che ridoni serenità all’animo agitato dell’iniziando. Si passa quindi attraverso il tumulto delle emozioni forti e animalesche come la paura, l’agitazione, la passionalità, e si va verso la ragione che, nel terzo viaggio, imbriglia e struttura le forze animiche nello stato che chiamiamo “mentale”. Solo attraverso tale purificazione e strutturazione delle forze dell’Anima l’iniziando potrà approcciarsi al Rito vero e proprio che consiste nel ricevimento di una potenza spirituale. Attraverso il Rito dell’Iniziazione egli entra nel dominio dello Spirito, supera l’individualità umana, per cominciare a lavorare sul proprio Sé superiore, in accordo alle Potenze del sovrasensibile. Si tratta di facoltà che restano ancora in potenza e si realizzeranno nella loro completezza di mezzi solo col conferimento del terzo grado, ma è pur vero che con l’Iniziazione l’individuo diviene qualcosa di differente, essendo egli pervaso di quella Potenza Spirituale che passa attraverso la Catena Iniziatica della Libera Muratoria. Nulla potrà più cancellare l’Iniziazione, nulla potrà far tornare il Massone profano. Anche se egli dovesse abbandonare la Loggia e l’Obbedienza a cui appartiene, perfino se lo facesse subito dopo l’Iniziazione, egli non tornerà lo stesso di prima. Potrà negare la sua Iniziazione, potrà perfino infangarla e ingiuriarla, ma non potrà eliminare quel Seme Spirituale che in lui è stato posto e che continuerà ad agire nel profondo.

L’emotività forte della cerimonia ha anche un’altra ragione, di natura ben più contingente e materiale. La paura che essa genera si pone sulla strada dell’iniziando come una prova che deve essere superata. Egli viene lasciato libero di ritirarsi fino all’ultimo, viene avvertito più volte di ciò a cui va incontro e più volte gli si chiede conferma della sua intenzione di proseguire. In questo modo la Massoneria cerca di tutelarsi da semplici curiosi o da persone deboli che non potrebbero apportare nulla di buono all’Ordine. Inoltre il profano stesso è tutelato, poiché colui che non è in grado di accogliere in sé la Potenza Spirituale potrebbe averne danni.

Fin qui l’utilità della cerimonia come corollario del Rito. Esistono però dei rischi connessi all’utilizzo di cerimonie, rischi che ben si vedono nella Massoneria attuale. Se infatti coloro che gestiscono la ritualità della Loggia non sono pienamente coscienti di ciò che è essenziale (il Rito) e di ciò che invece è corollario (la cerimonia) e delle funzioni di tale corollario, si rischia di esaltare il lato profano e superficiale e di trascurare invece le cose davvero importanti giungendo a lavorare e impegnarsi nell’ottenimento unico di una cerimoniosità emotivamente avvincente e addirittura baroccheggiante, nella convinzione di fare cosa giusta. Si tratta di un rischio reale e ben presente in questa epoca di decadenza. In molte Logge si cura più il “folklore“ che non il significato. Si giunge perfino a modificare arbitrariamente il Rituale per adattarlo a una visione estetica del tutto profana. Ho personalmente assistito a Tornate con due Maestri di Cerimonie che si alternavano per “dare ritmo”, come se si fosse in una sala da ballo e non in un Tempio. Peggio ancora, ho assistito a Tornate dove si sono svolti Rituali estremamente folkloristici e al limite del ridicolo, strampalate “evocazioni” dei Maestri disincarnati inventate di sana pianta. Inutile dire che simili Rituali non hanno avuto effetto alcuno, se non quello di emozionare i più suggestionabili. Anche nell’uso del tutto arbitrario della musica durante le Tornate si ravvisa tale tendenza. La musica ha sicuramente un ruolo importante (anche se non strettamente necessario). Attraverso di essa si può aiutare in modo notevole l’essere umano a porsi nelle giuste condizioni per i Lavori. La musica giunge nel profondo più velocemente, poiché non avendo significati immediati, cosa invece tipica della parola, sfugge al filtro della ragione e della coscienza analitica, per raggiungere invece il Sé superiore e sintetico che è la vera fonte della coscienza iniziatica. La musica dunque è simbolo e come i simboli visivi (immagini e gesti) svolge il compito di veicolare la Potenza Spirituale. È quindi estremamente importante scegliere le giuste musiche, affinché veicolino le giuste Potenze. Esiste tutto un filone di musica massonica, composta da Fratelli quali Mozart e molti altri, strutturata in modo opportuno per i Lavori di Loggia. Attraverso i particolari rapporti numerici dell’armonia e della melodia di tali componimenti, si generano le corrette connessioni. La scelta, sempre più frequente, di musiche emozionanti e profane, o di musiche impostate secondo altre tradizioni iniziatiche, pone un elemento di disturbo nei Lavori. L’utilizzo in particolare di pezzi patetici e struggenti, di certe romanticherie di bassa lega, tanto in voga in questi anni, può addirittura portare al manifestarsi di quelle energie del basso mondo animico di cui anche gli animali sono forniti, ovvero quelle emozioni immediate, passionali e basse che si dovrebbero invece abbandonare proprio con l’Iniziazione. Del resto il Rituale recita a tal proposito:

È per mettere un freno salutare alle nostre passioni, è per elevarci al di sopra dei vili interessi che tormentano l’umanità che noi ci raduniamo nei nostri Templi[1].

Più chiaro di così non potrebbe essere! Quando poi si giunge, come accade sempre più di frequente, a cercare appositamente di porre in essere una Ritualità all’insegna della passionalità, si giunge pericolosamente vicini al dominio della contro-iniziazione!

Si noti anche che alle passioni, nel passo citato, si legano gli interessi. Non stupisce, infatti, che quelle Logge che agiscono in modo quasi contro-iniziatico, ricercando emozioni e passioni, finiscano poi spesso per divenire una sorta di club dove all’attività massonica si mischiano interessi economici e d’altro genere che dovrebbero rimanere completamente al di fuori della Massoneria.

A questo discorso se ne collega un altro. La Massoneria è progressiva, mira, cioè, al progresso dell’essere umano, al raggiungimento di quei principi di Uguaglianza, Libertà e Fratellanza che non sono certamente da intendersi nel senso profano e “politico” dei termini[2]. Il Massone, attraverso la pratica dell’Arte Reale, si pone nel sovrasensibile e nel sovraumano, in quel regno dello Spirito che supera le individualità, unico regno dove gli uomini, tornati al primordiale stato di elevazione spirituale da cui sono caduti, sono realmente Uguali, Fratelli e Liberi. In tale dominio infatti le differenze dell’individualità, differenze illusorie che appartengono agli stati più bassi, perdono di senso realizzando l’Uguaglianza, gli esseri si svincolano dai legami dell’illusorietà e dell’individualità realizzando così la Libertà vera e di conseguenza la Fratellanza. Questo è lo scopo ultimo dell’Iniziazione, di qualsiasi Iniziazione si tratti. Si possono percorrere diverse vie, fatte di forme differenti e apparentemente contrastanti, ma la meta è sempre e comunque il centro comune. Ciò che invece mira ad andare nella direzione contraria, ciò che più o meno coscientemente ha come obiettivo il mantenere l’essere umano nel dominio della materialità, costituisce la contro-iniziazione. Che simili atteggiamenti entrino tra le Colonne del Tempio massonico è un fatto estremamente grave, perché può portare a una totale decadenza dell’Ordine e condurlo a divenire l’opposto di ciò che deve essere. Le energie generate dall’emotività sono di natura fortemente impura e grezza, appartengono alla più bassa manifestazione dell’animico e risultano addirittura tossiche per chi abbia una sensibilità anche solo accennata. Il Lavoro di Loggia deve essere costruttivo e non distruttivo. L’emotività, per sua natura primitiva, disordinata e destrutturata, non porta che caos e impedisce la costruzione del Tempio interiore quando non distrugge ciò che già è stato costruito.

La parte cerimoniale della Ritualità massonica deve quindi essere gestita in modo consapevole. A tal proposito cito poche parole di un Iniziato del XX secolo di sicuro spessore: René Guénon. Dice il Guénon:

[…] poiché il puramente esteriore è altresì, per la stessa forza delle cose, il più immediatamente apparente, vi è sempre da temere che l’accidentale non faccia perdere di vista l’essenziale, e che le cerimonie prendano, agli occhi dei testimoni, più importanza dei riti da esse in qualche modo dissimulati sotto un cumulo di forme accessorie. È ancora più grave se avviene che questo errore sia condiviso da coloro che hanno per funzione di compiere i riti in qualità di rappresentanti autorizzati di una tradizione […]

E ancora:

Per una forma tradizionale, si tratta in questo modo di una specie di degenerescenza confinante con la “superstizione” intesa nel suo senso etimologico, poiché il rispetto delle forme sopravvive alla loro comprensione, e in tale maniera la “lettera” soffoca interamente lo “spirito”; il “cerimonialismo” non è affatto l’osservanza del rituale, è piuttosto l’oblio del suo valore profondo e del suo significato reale, la materializzazione più o meno grossolana delle concezioni che ci si fa della sua natura e della sua parte, e, infine, il disconoscimento del “non-umano” a profitto dell’umano[3].

In questi tempi in cui arroganza, volgarità e ignoranza sono esaltate come virtù, non ci stupisce che simili cose accadano. Non si può essere consapevoli di ciò che la ritualità esprime e dei suoi meccanismi profondi se non se ne conoscono nemmeno le basi. Mi è capitato diverse volte di spiegare alcune nozioni basilari, come il significato dell’acrostico VITRIOL, o quello delle parole di passo del secondo e terzo grado, a Fratelli iniziati agli alti gradi del Rito Scozzese Antico e Accettato. La conoscenza di simili cose è la base necessaria (anche se certamente non sufficiente) per la comprensione della Massoneria perché, e questa è banalissima logica, non si può capire ciò che non si conosce. Spesso, però, il conoscere le cose nei loro particolari viene etichettato, con tutta la superficialità odierna, come “accademismo”, o “nozionismo”. Già il fatto, in realtà, che l’accademismo sia ritenuto una cosa negativa indica la malattia che l’umanità vive ai nostri tempi. L’accademismo (o nozionismo che dir si voglia) non è negativo in sé, ma diviene tale se ci si ferma alla pura conoscenza tecnica. Se invece ci si spinge alla comprensione delle cose, e se ne penetrano le profondità, esso diviene utilissimo strumento di perfezionamento.

In conclusione, rivolgo un invito a tutti i Fratelli Liberi Muratori, l’invito di vivere la propria Iniziazione per quello che realmente è. Appartenere a una Loggia non è come essere iscritti a una qualunque associazione profana. Non ci si può occupare di Massoneria solo durante le Tornate e vivere profanamente per il tempo restante. Il Massone deve ricordare di esserlo sempre. Solo così la Massoneria potrà diventare un faro luminoso per l’umanità e smettere di essere lo specchio della sua decadenza.

Enrico Proserpio

 

14°giorno, 1° mese, anno 6011 di V...L...

14 marzo 2011 E.V.

[1] Rituale e Istruzioni per l’Apprendista della GLDI degli ALAM, Obbedienza di piazza del Gesù, palazzo Vitelleschi, 2010.

[2] Questo è il senso del termine “progressiva” riferito alla Massoneria. Non significa certo, come sostenuto da certuni, che la Massoneria si “adatta” ai tempi!

[3] René Guénon, “Considerazioni sulla Via Iniziatica”, Gherardo Casini Editore, 2010, pagina 131-132.


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Una risposta a “Riti e cerimonie nel Lavoro massonico”

  1. Avatar Lino Fiumara
    Lino Fiumara

    sono convinto e ci credo che sarebbe molto difficile vivere tre ore da massone e le altre da profano.un fratello sa come comportarsi sia in loggia che fuori.

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